Corriere dello Sport - Dentro o fuori? La domanda sorse spontanea, su quel pallone
«intraducibile» caduto dal cielo al di qua o al di là della linea
bianca; ma l’interrogativo, ventinove mesi dopo quel 29 agosto del 2011,
è vigorosamente cambiato: voi l’avreste detto? Si scrive Cavani,
si rileggono i suoi novantanove gol in serie A, le sue novantuno reti
«partenopee», il suo famelico impatto sulle partite, la bramosia che lo
ha reso unico, la sua fisicità straripante e quel senso del dovere che
ne ha fatto un leader: Fiorentina-Napoli, di nuovo, e quando el matador
ricominciò la sua rincorsa verso quota cento – avviata con il Palermo –
spingersi a previsioni del genere sarebbe stato complicato, forse
esagerato.
IL PRIMO EDINSON - I fatti, separati dalle opinioni, raccontano
l’esplosione attraverso quel crescendo «cavaniano» irresistibile,
cominciato in rosanero con cautela, quasi con ritrosia – due reti nella
sua prima stagione – poi scandito da una maturazione sostenuta dalla
capacità di migliorarsi, di arrivare a quota cinque come antipasto della
doppia cifra che l’eleva a centravanti moderno e di prospettive. Cavani
si mostra per quel che è solo in parte, però, e comunque dà cenni di sé
con quattordici gol nella sua terza annata siciliana e con tredici
autografi (in campionato) nella stagione della separazione, del colpo
dell’estate confezionato da De Laurentiis e Bigon su pressione di Mazzarri: è un capolavoro anche economico.
CHE AFFARE! - Già: chi l’avrebbe detto che el matad’or sarebbe arrivato
a quadruplicare (quasi) la sua valutazione in meno di tre stagioni.
Quando De Laurentiis e Zamparini s’accomodano per trattare, la
cifra diviene un dettaglio, perché è la formula di pagamento che balza
all’occhio e che dà la dimensione della novità ed anche dell’intuizione:
il Napoli versa 17 milioni di euro al Palermo, però lo fa con
quattro comode rate, la prima nell’estate del 2011, l’ultima quindi da
riconoscere tra diciotto mesi. Intanto, Cavani ha rinnovato, ha un contratto in scadenza nel 2017 a circa quattro milioni e mezzo di euro.
BOOM - Però il boom è scritto negli astri, è illustrato immediatamente da Cavani, che a Boras, mentre infuria la contestazione per la cessione di Quagliarella alla Juventus, si carica il Napoli
sulle spalle e guadagna la qualificazione ai gironi d’Europa League,
battendo l’Elfsborg. Da quel momento, è una marcia trionfale che conduce
dritto al terzo posto e dunque alla Champions: trentatré reti (ventisei
in campionato), una stagione stellare e diffidenze che si dissolvono,
perché Sua Maestà ha deciso di non fermarsi più, anzi di bissare, di
ripetersi, di farne altri trentatré, di sfiorare la qualificazione ai
quarti di Champions, di vincere la coppa Italia.
IL BOSS - L’ingordo è lui: non si accontenta e ha deciso di concedersi ogni cosa. Cavani c’è sempre, persino quando è assente, come un angelo che si allunga sul Napoli.
Il terzo anno, eccolo qua: siamo a sedici reti in campionato – e un
rigore sbagliato, contro la Lazio – però siamo sul gradino più alto
della classifica dei cannonieri, titolo che gli aggrada assai. Ma le sue
ambizioni non hanno frontiere: perché il principe del gol ne segna
sette in Europa League, dov’è il dominatore, terra di conquista
personale, con una quaterna contro l’Aik Solna. Affinché nessuno si
dispiaccia, tripletta pure con la Roma e reti a raffica tra dicembre e
gennaio, per sette partite consecutive. Clamoroso al san Paolo: domenica
scorsa s’è fermato, ossequiosamente, dinnanzi al «suo» Palermo. E
stavolta c’è Fiorentina-Napoli: sessantaquattro reti dopo, il «boss» è
lui.
Corriere dello Sport
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