Per la maglia numero 10 non c’è stato concorso. Il genietto di
Frattamaggiore l’ha strappata a tutti gli altri, consegnandosi così già
alla storia. Mai, infatti, un giocatore del Napoli ha indossato
la numero 10 dell’Italia in una fase finale di una manifestazione
internazionale dell’importanza di un Europeo....
C’è riuscito, e chi sennò,
il bambino d’oro, il genietto del Napoli che proprio oggi compie 22 anni. Lorenzo Insigne
giocherà con la stessa maglia del suo beniamino, Alex Del Piero.
Un’eredità improvvisa. Gradita, da farti battere forte il cuore.
Lorenzinho si ritrova la maglia numero 10, quella del suo idolo sin da
ragazzino. Una sorta di legato testamentario, un cadeau che Devis
Mangia, il ct che lo culla davvero come fosse un bimbo, gli ha voluto
riservare. Un dono che i compagni di squadra gli hanno confezionato con
tanto di fiocco azzurro. Perché quella è una maglia che non si dà per
caso e si porta dentro e addosso un bel carico di responsabilità. E che
finché sarà a Napoli non potrà mai indossare, perché quella azzurra è consegnata nella bacheca dei miti.
«Per vincere la competizione c’è bisogno di tutta la squadra.
Loro sono molto fisici, ma noi abbiamo talento». Potenza di un numero,
magia di una maglia: perché ora Lorenzo si scopre anche un leader degli
azzurrini. Prende per mano i suoi compagni e li trascina verso
l’Europeo. «Per la mia crescita molto meglio giocare qui con l’Under 21
che andare in Brasile per la Confederation», ha detto ieri il ragazzino.
Del Piero è il campione a cui Insigne si ispira ed è un
bel modo di cominciare per questo ragazzo lanciato da Zeman, addestrato
da Mazzarri e convocato in nazionale da Prandelli. «Sto meglio, ho avuto
un problema fisico. Proverò nei prossimi giorni, poi deciderà il mister
se potrò andare in campo con l’Inghilterra». Il cucciolo napoletano è
il simbolo di un campionato che ha perso le stelle, ma ha riscoperto il
coraggio e il piacere di lanciare i giovani. Prandelli, è noto, lo
adora. Lui non lo dice, ma c’è chi lo dice per lui. «Ovvio che sogna di
andare al Mondiale il prossimo anno. C’è qualcuno che gioca a calcio che
non lo sogna?», scherza il manager Antonio Ottaiano.
Parla come se fosse il capo. «L’Europeo non lo vince un solo
giocatore, ma tutta la squadra. L’Inghilterra? Nessun timore, abbiamo
giocatori come Florenzi e Sansone che possono tranquillamente scardinare
la difesa inglese». Con Verratti e Destro, ha già giocato anche con la
Nazionale maggiore e la cosa lo rende una sorta di colonnello del gruppo
in trasferta a Tel Aviv.
In futuro rischia di incrociarsi con El Shaarawy che, per
caratteristiche, gli somiglia tanto. Ma intanto è lui che ha il compito
di trascinare l’Under 21 il suo sesto titolo europeo della sua storia.
Una sfida inedita, come inedito è il colore dei suoi capelli: biondo
platino e una cresta all’insù che tanto somiglia a quella di Hamsik.
Un taglio in onore del suo bambino, nato pochi mesi fa. La famiglia,
per questo motivo, lo lascerà da solo nella prima fase del torneo. E
oggi non potrà festeggiare con lui il compleanno. Pronta poi a volare in
Israele in caso di passaggio alle semifinali. Poi magari, quando sarà
finito all’Europeo, arriverà il momento per parlare con Benitez e
con il clubazzurro. «Intanto io voglio arrivare fino in fondo, è
normale che la tensione cresca perché è un appuntamento molto
importante». E come fanno i leader si lancia in un ulteriore augurio:
spero tanto che la gente resti incollata davanti alla tv e si innamori
della nostra nazionale.
Il Mattino
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